Via Vittoria (R. IV – Campo Marzio) (da via del Corso a via del Babbuino)
"Questa via venne così chiamata perché credesi che vi abitassero due fratelli ed un altro giovane, i quali nelle giostre e nelle corse a nudo, che ne’ passati secoli si facevano in Roma, riuscendo il più delle volte vincitori, venivano accompagnati alla loro abitazione coronati di alloro ed olivo con plausi e grida di vittoria. Non è improbabile che la frequenza di tali applausi in onore di quei tre atleti per le frequenti da loro riportate vittorie, abbiano dato fin da quell'epoca il nome di via Vittoria alla strada in cui abitavano e tal nome si sia conservato fino ai giorni nostri" (Rufini - 1847).
S. Giuseppe ed Orsola è il titolo della chiesa annessa al monastero [1] delle Agostiniane dette Orsoline in via Vittoria. Monastero e chiesa edificati da Camilla Orsini Borghese con le offerte della duchessa di Modena, Lucrezia Martinozzi (1639-1687) nel 1684. Successivi restauri di Clemente XI (Giovanni Francesco Albani - 1700-1721), Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini - 1740-1758) e pitture del frate Pozzo (1642-1709), sotto Clemente XI.
Fra via Vittoria e via dei Greci l’edificio che accoglie l'Accademia intitolata a Santa Cecilia (Ingresso su via dei Greci), martire sotto Marco Aurelio (161-80), alla quale Santa è attribuita l’invenzione dell’organo. L’accademia fu fondata sotto Gregorio XIII (Ugo Boncompagni - 1572-1585) ed ebbe la facoltà di insegnamento da Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644) e l’approvazione dei primi statuti nel 1684 da Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1676-1689). Favorita dai Pontefici che si susseguirono, dopo il 1870, si chiamò Reale Accademia di Santa Cecilia e fondò nel 1876 il Reale Liceo Musicale di Santa Cecilia.
_________________________
[1] ) Vi si rifugiò, alla sua uscita dal convento delle "Bianchette" a Firenze, la contessa d’Albany; convento nel quale si era ritirata già la sua suocera, moglie del pretendente d’Inghilterra Giacomo Stuart. La contessa era la moglie di Carlo Eduardo Stuart, che dopo la morte del padre (Giacomo Francesco Edoardo Stuart-re di Scozia) seguita nel 1766 - non era stato riconosciuto re neanche dalla Santa Sede, e aveva assunto il titolo di conte d’Albany. Essa lo aveva sposato nel 1772 pur avendo 32 anni di meno. In seguito alla sua relazione adultera con Vittorio Alfieri, minacciata dal marito, si dovette, rifugiare nel convento delle Bianchette a Firenze. Il cardinale di York, pregato da lei, la ospitò in Roma ove, raggiunta dall’Alfieri, seppe tanto bene simulare la sua passione, che il cardinale di nulla s’avvide. Fu il marito che rivelò al fratello la tresca ed allora ai 4 di maggio del 1783 l’Alfieri partì da Roma “in atto d’uomo stupido ed insensato".
|